mercoledì 27 marzo 2013

Stanca e sola


Sono stanca.
Stanca di dare tanto per le persone ed essere ritenuti l'ultima ruota del carro, essere trascurati, essere abbandonati. Perdere un'amicizia è qualcosa di sconfortante, qualcosa che ti fa male dentro. 
'Dove ho sbagliato?' Ho cercato tanto la risposta, ho chiarito con la persona stessa ricevendo una risposta che non mi meritavo. 'Non ho niente da dirti.' 
Non so che dire, cosa fare, come comportarmi. Mi sento inutile e incapace di mantenere un rapporto di amicizia. Le persone che mi sono vicine mi trattano da amica superficiale, quella con cui fare quattro chiacchiere a scuola e uscire il sabato sera, nessuno ha veramente bisogno di me, nessuno ha niente da raccontarmi, nessuno vuole farmi veramente partecipe della propria vita. Solo io sento il bisogno di stare con loro? Evidentemente si. 
Nessuno che mi chiede come sto, o almeno nessuno a cui questo interessi veramente.
E continuo a pormi la stessa domanda. 'Dove ho sbagliato? In cosa continuo a sbagliare?' 
E mi immergo nella solitudine con i miei problemi, senza un'amica con cui sfogarmi.

Fino all'ultimo respiro


Apro gli occhi. Sono a terra, distesa. Sola. Ho paura, tanta paura. Si avvicina un uomo, mi osserva terrorizzato, e capisco di non essere affatto un bello spettacolo. L'asfalto è gelido e ruvido sotto il mio corpo,  e nell'aria aleggia un vento freddo e tagliente, che rende limpido il cielo rischiarato da una luna bianca e luminosa.

“Signorina, stia tranquilla, ho chiamato l'ambulanza. Sarà qui a momenti.”

Non riesco a guardarlo, nei suoi occhi è riflessa l'immagine di una ragazza distesa sulla strada. C'è sangue, tanto sangue intorno. E dolore. Non riesco a capire da dove provenga, tanto è forte. Nella mia testa ho una gran confusione. Tento di ricordare...

“Su signorina, è tutto a posto, sia forte!”

Forte? Sono sempre stata una ragazza forte, o almeno ho sempre cercato di nascondere la mia fragilità, tentando di esserlo. Ora no, non ce la faccio. Quella macchina, oltre alla mia vita, si sta portando via anche il mio coraggio, e una lacrima mi scende involontariamente sulla guancia.
Devo solo aspettare. Aspettare che arrivi l'ambulanza? O aspettare di morire? No, sono già stata uccisa quando quell'auto maledetta mi ha puntato addosso i suoi occhi luminosi. Sono una ballerina, la danza era tutta la mia vita. Era. Ora non mi sento più le gambe, provo ad abbassare lo sguardo e riesco a vedere solo rosso, rosso ovunque. Allora alzo gli occhi. La luna splende nel cielo. È così bianca e luminosa... Credo di essere talmente pallida da somigliarle.

“Signorina, stia sveglia, l'ambulanza arriverà tra poco! Mi dica come si chiama.”

L'attesa è devastante. Non riesco a parlare, ho un nodo in gola che non riesce a sciogliersi. Muovo le labbra e fuoriescono parole mute, silenziose. Cerco gli occhi dell'uomo che mi parla. È un ragazzo sulla ventina, capelli mori, occhi verdi che risaltano nel buio della notte, e che continuano a fissarmi. Credo sia alto, non posso dirlo. È inginocchiato vicino a me e mi tiene la mano. Nei suoi occhi leggo chiara la preoccupazione, ma non mi lascia, ha detto che non mi lascia. È forte, ci vuole del coraggio per starmi vicino. È premuroso, e anche carino, mamma, ti piacerebbe! Se solo fossi qui...

Sono felice. Sto tornando dalla festa di Francesca, la mia migliore amica. Ha fatto diciotto anni! Questo è l'anno dei diciotto, tutti in classe diventiamo maggiorenni. Sono felice! Torno a casa in questa fredda sera di marzo fissando le stelle e pensando che tra qualche mese sarà il mio turno...

Ho sempre amato il cielo e le stelle. Sono così brillanti e luminose, e così distanti... Ho sempre voluto diventare un'astronoma, e studiare il grande universo del quale non siamo che un piccolo puntino microscopico. Voglio viaggiare e scoprire, scoprire e viaggiare. Ma l'ambulanza non arriva.

Una stretta vigorosa mi fa riaprire gli occhi, ed il ragazzo è sempre lì. Averlo vicino mi dà sicurezza. Mi sembra che dall'incidente siano passate ore, e comincio a perdere le speranze. Morirò qui, tutti i miei sogni resteranno chiusi in un cassetto per colpa di un incosciente che non si è fermato al semaforo. Per colpa di un pazzo che dopo avermi colpito come un birillo con una palla da bowling ha continuato imperterrito la sua corsa alla vittoria, senza capire che il birillo si era rotto. Una bestia. Sì, una bestia, che magari si è messa alla guida in chissà quali condizioni.

Mi fermo all'incrocio, pronta per attraversare. Ho negli occhi la luce rossa del semaforo, così intensa da riuscire ad ipnotizzare. All'improvviso quei fari potenti nella notte, due occhi che mi puntano fissi...

Comincio a tremare, ho freddo, tanto freddo, e questa dannata ambulanza non arriva. Il ragazzo lo capisce e mi copre con la sua giacca. Poverino! Avrà tanto freddo anche lui... Ma mi guarda e mi sorride. Non so perché, ma non mi sento poi così sola con lui in questa grande ed infinita attesa. Il suo sguardo mi dà sicurezza.

Non avevo immaginato di morire così. Sognavo di spegnermi nel mio letto, insieme a mio marito, in vecchiaia. Non ho fatto in tempo a conoscere mio marito. Non ho fatto in tempo a conoscere la vita. Non ho fatto in tempo a sognare un futuro. Ho un fidanzato a cui voglio un bene dell'anima, con il quale avrei desiderato costruire una famiglia. Volevo dei figli, due. Un maschietto e una femminuccia: Andrea e Flavia. E avrei trasmesso a Flavia la mia passione per la danza, portandola nei teatri più prestigiosi del mondo. Invece sono qui, con la vita appesa su un filo che sta per rompersi.

Devo attraversare e tra qualche isolato sarò a casa. I miei genitori mi staranno aspettando. Mamma non riesce ad addormentarsi finché non varco la soglia di casa! Sento lo stridio di una frenata brusca sull'asfalto. Vengo catapultata sulla strada mentre attraverso tranquilla sulle strisce. Il buio.

L'attesa è lunga. Mamma, avrei tanto voluto salutarvi, te e papà, e quel broccolo del mio fratellino. Sorrido pensando a lui... Non posso credere che non lo rivedrò più. Spero che si ricordi di me, anche quando sarà grande. Ora ha solo due anni.
Per tanto tempo avevo chiesto ai miei un fratellino, per avere compagnia, per poterlo crescere e far nascere quel legame inseparabile che unisce fratello e sorella.
Un'altra lacrima scende sul mio viso. È buffo il destino a volte...

Chissà com'è la morte. Ne ho sempre avuto paura, ma ora, ad un passo da essa, sono tranquilla. So che sto per spegnermi, ma non devo farlo. Devo resistere, per mio fratello, per i miei genitori, per il mio ragazzo, per i miei amici, per il mio futuro. Lotto con la vita per combattere la morte. Combatto contro una cosa più grande di me, combatto contro la bestia.
Fatico per tenere gli occhi aperti, voglio vedere la luce, voglio salutare la mia bella Italia, i luoghi che amo, la mia casa, tutto. Ho solo 17 anni...
A settembre avrei compiuto i tanto attesi diciotto anni... Sognavo la festa, il vestito, l'ebrezza di guidare una macchina, esperienze che devo, voglio riuscire a fare. È buffo il destino a volte...

“Signorina? Si svegli!”

Ormai gli occhi cominciano a farsi pesanti, ed io comincio a vedere offuscato. Devo resistere. Avrei voluto rispondere, ma non riesco a dire nulla. A poco a poco i suoni cominciano a farsi indistinti. Da lontano sento la sirena dell'ambulanza. Finalmente!

All'improvviso cado nel buio più profondo. L'ultima cosa che vedo è lo sguardo del ragazzo, i suoi occhi attraversati da un barlume di vana speranza. Lascio la sua mano. Non lo potrò mai ringraziare per essere stato con me in quei minuti interminabili prima di morire, per avermi reso viva con quel suo sguardo forte, per non avermi lasciato sola quando il mondo sembrava avermi voltato le spalle.

L'attesa tanto lunga è finita, ed io non sono stata abbastanza forte. Perdonami mamma. Perdona l'uomo che mi ha investito, perché non è lui che mi ha ucciso, ma è stata la bestia. È lei che va combattuta. Ora sono felice, vi guardo dal cielo pieno di stelle che ho sempre amato e sto bene.

È buffo il destino a volte...

Ciao mamma, ciao papà, ricordatevi che vi ho sempre amato. Ricordatevi che ho provato a vincere la bestia.

Fino all'ultimo respiro.